Leggere l’etichetta

COSA DICE LA LEGGE
Innanzitutto è importante padroneggiare alcune nozioni di base che regolano la classificazione dei vini secondo la Legge italiana.
I vini possono essere classificati in 3 “famiglie”, dalla più ampia alla più ristretta. L’appartenenza a una famiglia piuttosto che a un’altra dipende dal rispetto di determinate condizioni di produzione imposte dalla legge.

Le 3 grandi categorie sono le seguenti, dalla più ampia alla più stretta:
Vini Comuni
Sono vini non regolamentati da un disciplinare di produzione. Non possono riportare alcuna indicazione del vitigno, solo menzione del colore (Rosso, bianco, rosato).

IGP, Identificazione Geografica Protetta
Si intende il nome geografico di una zona utilizzato per designare il prodotto che ne deriva e che possieda qualità, notorietà e caratteristiche specifiche attribuibili a tale zona (es.: Toscana, Lazio).

DOP, Denominazione di Origine Protetta
Si intende il nome geografico di una zona viticola particolarmente vocata utilizzato per designare un prodotto di qualità e rinomato, le cui caratteristiche sono connesse essenzialmente o esclusivamente all’ambiente naturale e ai fattori umani.
I vini DOP sono a loro volta divisi tra DOC (Denominazione di Origine Controllata) e DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) in un crescendo di complessità. Le DOCG possono anche avere una denominazione aggiuntiva di Sottozona, che indica che quel vino è ottenuto solo da uve provenienti da una zona molto ristretta.

Ovvero, per farla semplice, a denominazioni più ristrette corrispondono condizioni sempre più restrittive in termini di zona di produzione, vitigni, resa per ettaro, titolo alcolometrico minimo, estratto secco, acidità totale, pratiche autorizzate, ecc.
In teoria, a un “titolo” più esclusivo dovrebbe corrispondere un vino di maggiore pregio. Ma non sempre è così, anzi. Infatti alcuni produttori scelgono di rinunciare ad aderire a un determinato disciplinare (e quindi di fregiarsi di un titolo) perché è troppo stringente e non consentirebbe loro di ottenere il vino che vogliono.

COSA C’È SCRITTO SULL’ETICHETTA

Nome del Produttore: La Cantina che produce il vino.

Denominazione: DOP (e quindi anche DOC o DOCG) o IGP.

Area di Origine: Indica il nome dell’area di provenienza del vino, il nome di città, comuni, villaggi, o aree più piccole, o il nome del vigneto in cui sono state vendemmiate le uve.
4 casi:
1. vino che porta il nome di un paese (Barolo, Barbaresco).
2. vino che porta il nome del vitigno, di solito seguito dal paese (Morellino di Scansano, Dolcetto d’Alba, Moscato d’Asti).
3. vino che porta il nome di una zona più ampia (Chianti)
4. denominazione regionale (AA, Valle d’Aosta) che può essere più o meno dettagliata (es. Nome della regione + sottozona + vitigno: Alto Adige Valle Isarco Sylvaner)

Nome del Vino
Può essere un nome di fantasia (es. Ben Ryé). In molti casi il nome del vino può anche essere rappresentato zona o dalla località in cui si produce oppure dal nome dell’uva o delle uve utilizzate per la produzione.

Annata: Indica l’anno relativo alla vendemmia. Per certe categorie di vini “speciali” (es. spumanti) l’anno di vendemmia non è obbligatorio quando il vino è ottenuto da vini provenienti da diverse annate.

Vitigno: Indica il nome dell’uva, o delle uve, utilizzate per la produzione del vino. L’indicazione di questa informazione dipende dalle leggi in vigore nei vari paesi e, in certi casi, può anche essere omessa. In alcuni sistemi di qualità l’indicazione della composizione è ammessa solamente se una determinata percentuale di vino è stata prodotta con l’uva, o le uve, riportate in etichetta.

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